Vado spesso a Montalcino, non soltanto per assaggiare ottime bottiglie ma perchè adoro rilassarmi in quel luogo che ha da offrire anche ottime strutture agrituristiche, in posizioni uniche. Quello che vado a raccontarvi è un week end che vi ho trascorso alcune settimane fa ( in occasione del mio compleanno…), nel quale ho coniugato il relax alle immancabili visite in cantina. Partenza al venerdì mattina assieme alla mia compagna e, visto che la camera in agriturismo ci sarebbe stata consegnata al pomeriggio, facciamo tappa alla prima azienda prevista, Ventolaio. Si tratta di una piccola realtà a conduzione familiare che avevo conosciuto in occasione di una manifestazione, ed ero rimasto “folgorato” dalla qualità dei prodotti. Vi arriviamo intorno alle 12.00 e ad accoglierci è la titolare, la Sig. Maria Assunta, che con suo marito e l’aiuto dei figli porta avanti l’attività vinicola avviata nel 2000. Facciamo una visita alla bottaia e poi passiamo direttamente nella piccola sala degustazione, dove Maria Assunta ci racconta con grande entusiasmo la loro storia, gli episodi salienti come la scelta di cambiare l’enologo nel 2013 (dopo un lungo sodalizio), con l’avvio di una collaborazione con il noto Maurizio Castelli. Tra un’assaggio e l’altro trovo conferma di quanto avevo già percepito nelle occasioni precedenti, con il Rosso di Montalcino che potrebbe essere tranquillamente etichettato come Brunello. E’ sempre bello scoprire piccole realtà lontane dalle luci della ribalta, dai fasti dei nomi più blasonati, ma che parlano attraverso un linguaggio fondato su semplicità e tipicità, grazie ad un amore profondo per il proprio mestiere e per il territorio.
Ventolaio
Non smetteremo mai di ascoltare la sig.ra Maria Assunta, i suoi aneddotti e le esperienze, ma il tempo stringe e ci salutiamo davanti alle sue magnifiche vigne: destinazione l’agriturismo Grossola, sito sulle pendici del Monte Amiata. E’ una bellissima struttura costituita da diverse camere e appartamenti, con una splendida piscina posta a mirare i vigneti del versante Sud-Est di Montalcino. Personalmente ci è stata consegnata un’ampia camera dotata di porticato, soprattutto di naturale refrigerio (senza bisogno di climatizzatore). Da segnalare che è presente anche un ristorante con magnifica veranda panoramica.
Grossola
Al mattino seguente mi sposto (questa volta da solo) alla tenuta Poggio di Sotto, che dista soltanto 6 km dall’agriturismo. Inutile dirvi che di questa cantina si è già straparlato ed è nota come una delle migliori interpreti della denominazione, grazie a vini ritenuti qualitativamente superiori, capaci di uscire sul mercato con prezzi piuttosto elevati. Ero da tempo curioso di scoprire cosa c’è dietro a tutto questo e mi ritrovo alle 09.30 con la preparatissima Chiara, che mi accoglie con grande puntualità al cancello posto all’ingresso della proprietà. Conoscevo già la storia dell’azienda ma riascoltarla appoggiato ad un muretto con vista sui vigneti è un’esperienza non da poco. Guardandomi intorno non fatico a comprendere il segreto di tanto successo: vigneti gestiti con cura maniacale, rigorose selezioni in fase di vendemmia e massima spontaneità nelle operazioni di cantina. Ci spostiamo così nell’area di vinificazione dove sono presenti i tini troncoconici utilizzati per le fermentazioni, oltre ai contenitori in acciaio usati in precedenza. Qui non c’è niente di computerizzato, tutto avviene in base alle caratteristiche della stagione. Al piano interrato i vini vengono destinati al riposo per gravità, convogliati all’interno botti ovali di rovere di Slavonia (no barrique!) nelle quali rimangono da un minimo di due anni per il Rosso di Montalcino, fino ai 5 previsti per la Riserva. La temperatura è naturalmente ideale e la luce è tenue, perfetta per il riposo dei nettari. La visita si conclude nella sala degustazione e Chiara mi annuncia che è terminato il Rosso e che quindi dovrò (ahimè) assaggiare un paio di “Brunelli”: il 2009, l’ultimo del precedente proprietario Piero Palmucci, e il 2011, entrambi prodotti in annate“calde”. In tutti e due ho riscontrato un’immediata sensazione di eleganza e una nitida complessità, oltre ad un movimento setoso e lungo al sorso. Riparto e ritorno alla quiete della piscina, con una sensazione di arricchimento interiore.
Poggio di Sotto
Qualche ora di riposo e ripartiamo alla volta della terza cantina in programma, Le Potazzine. L’appuntamento è per le 15.00 e dopo svariati problemi con il Tom Tom riusciamo finalmente ad arrivare a destinazione. Ci accoglie la sig.ra Gigliola, che assieme al marito Fabrizio ha dato vita all’azienda nei primi anni ’80. Quello che mi colpisce da subito è la posizione: si tratta di un’altopiano dove trova dimora l’azienda e la vigna che ci troviamo davanti è in inconsueta per l’assenza di inclinazione (cosa assai rara per l’intera denominazione). I filari appaiono curatissimi e, come per le altre aziende visitate, il vento non manca mai, rinfrescando i grappoli dal caldo e asciugandoli dopo le piogge. Gigliola ci racconta la storia dell’azienda e la curiosa origine del nome: Potazzine è infatti sinonimo di cinciallegre, appellativo che veniva dato alle bambine dagli anziani, dedicato in questo caso alle loro due figlie. La visita prosegue all’interno della tinaia in cui è stata ricavata una magnifica e suggestiva finestra sul vigneto. Prendiamo l’ascensore per raggiungere il piano sotterraneo nel quale, oltre alla bellissima bottaia, sono presenti l’area d’imbottigliamento e un’altra per lo stoccaggio. Usciamo e ci spostiamo al piano terra dell’abitazione di famiglia, nel quale è posta la sala per il ricevimento degli ospiti. Assaggiamo nell’ordine il Parus, il Rosso di Montalcino e il Brunello, che denotano un’elevato livello qualitativo ed una ricerca della finezza, ben espressa in tutte le annate. La passione di Gigliola emerge nelle sue parole, dai suoi racconti di vita in vigna e dal suo sguardo, dal quale traspare tutto l’amore per quello che fa, per la sua terra. Purtroppo il tempo è tiranno e dobbiamo lasciare questo luogo magnifico, con un’altra bella storia da portare nel cuore e da raccontare.
Le Potazzine
Montalcino non è riassumibile con un solo aggettivo, è come un grande puzzle che regala una grande variabilità di suoli, microclimi, visioni, quindi una varietà di vini differenti riuniti sotto uno stesso nome. E’ questo il bello del vino ed è grazie a produttori come quelli che ho avuto la fortuna di conoscere che il presente e il passato convivono, mantenendo in alto il nome della zona e di conseguenza del blasone dei vini del nostro Paese. Basta percorrere le strade che salgono e scendono lungo i fianchi delle colline per rendersi conto di questo, guidando per ore e ore senza mai stancarsi. Nelle prossime settimane vi racconterò meglio le aziende trattate in questo articolo, anche e sopratutto attraverso la descrizione dei vini prodotti, che ovviamente non potevo farmi scappare…
Alla prossima!!!