Se il Roero è riuscito a farsi conoscere come terra di nobili vini parte del contributo è da attribuire a personaggi come Matteo Correggia, alla sua azienda, ai suoi sogni. L’attività viene avviata nel 1935 dal nonno di Matteo, poi proseguita dal padre Giovanni sui terreni di proprietà della famiglia da alcune generazioni. Come spesso accadeva nella tradizione agricola in quegli anni era svolta una policoltura, con i vigneti sfruttati principalmente per la produzione di vino destinato al consumo interno. Nel 1985 scompare papà Giovanni e Matteo, che ha solo 23 anni, si trova sulle spalle la responsabilità di portare avanti l’azienda. Decide di abbandonare le altre coltivazioni per dedicarsi anima e corpo alla viticoltura e appena due anni dopo escono le prime bottiglie. L’obiettivo è quello di creare grandi vini, per ambizione personale e per raccontare la sua terra, il Roero.
Comprende allora che la cosa più importante è trovare il giusto assetto in vigna, quella resa ideale capace si far esprimere al meglio le uve. In quella fase ha tra i suoi scopi l’acquisto di una cascina abbandonata con annesso terreno nella zona delle
Rocche, appartenuto in passato ai conti Malabaila di Canale, fermamente convinto che lì poteva vedere la luce un grande prodotto. Riesce nell’intento e da quel luogo nasce, da uve Nebbiolo in purezza, il più celebre dei suoi vini, il Roero
Roche d’Ampsej, (da una forma lessicale tramandata dalla cultura contadina) oggi considerato uno dei massimi esponenti del panorama enologico piemontese. Questa e le altre etichette riscuotono riconoscimenti e apprezzamenti in ogni parte del globo fino a quando, nel 2001, una tragica fatalità ci priva per sempre dell’estro di Matteo, che scompare a causa di un incidente accaduto mentre stava lavorando nel posto a lui più gradito, la vigna. La storia della famiglia – così come è accaduto in altre realtà del panorama nazionale – è segnata da questo drammatico evento, ma questo non fa arrendere chi ha condiviso con lui tanti anni di vita, come la moglie Ornella, che prende in mano le redini con la collaborazione del tecnico Luca Rostagno, e grazie al contributo di altri produttori che si stringono intorno alla famiglia, fornendo un’aiuto fondamentale per portare a termine il lavoro di quella vendemmia.
Il superamento di quel difficile momento ha permesso di portare avanti il sogno dello sfortunato Matteo e la sua filosofia viene tramandata in tutte le etichette, anno dopo anno, ma non solo: un’asteroide scoperta negli anni ’80 porta il suo nome, grazie all’amico astronomo Vincenzo Zappalà che ha deciso di rendergli omaggio consegnandolo così alla memoria del tempo. L’odierna realtà aziendale vanta 20 ettari vitati, posti su suoli sabbiosi,
poveri di argilla e di limo ma ricchi di sali minerali e pertanto estremamente adatti a produrre vini eleganti e complessi con bouquet ricchi e raffinati. La produzione annuale è di circa 160.000 bottiglie con una proposta di 10 etichette, fondata prevalentemente su rossi da Nebbiolo. I vini che vado a raccontarvi sono stati degustati, come spesso faccio, ascoltando della buona musica. Per l’occasione, dato che il leader della storica rock band
Pearl Jam, Eddie Vedder, è un grande appassionato dei vini di Matteo Correggia (ha esibito in più di un’occasione una boccia di Roero durante i suoi concerti), ho lanciato un loro vecchio album: volendo abbinare una canzone al vino vi consiglio vivamente il pezzo
Given to Fly, ma ora largo alle sensazioni…
Roero Arneis 2015
Arneis 100%
Paglierino uniforme con bagliori verdolini. Naso di media energia, piacevole, con fiori e frutti: tiglio, glicine, gelsomino, nespola, pera e zagara, con lievi accenni minerali. In bocca è ampio, con un’insieme notevole di freschezza e sapidità, ma anche calore e buon estratto, che rendono l’assaggio come un morso che sa prima d’agrume poi di mela, decisamente lungo.
Roero 2013
Nebbiolo 100%
Rubino scarico ai bordi, elegante e delicato nella sfera odorosa. Lamponi, ribes, ciliegie, unite a rose, violette e tabacco, liquirizia, eucalipto e leggero cuoio. Al sorso attacca succoso, fresco in un corpo carnoso con effetto diluente su un tannino che è si importante, ma di tessitura setosa. Nel muoversi si rivela già lungo, con i ricordi già percepiti al naso e chiude speziato.
Roero LA VAL DEI PRETI 2013
Nebbiolo 100%
Rosso rubino che guarda al granato. Spinge delicate sensazioni di prugne, fragoline di bosco, iris, note ferrose, sottobosco, primule, speziatura delicata, rabarbaro e menta. Dal gusto pieno ed avvolgente, grazie ad un piacevole gioco tra alcol e acidi, con il tannino mansueto che fa da elemento strutturale piuttosto che da “anestetico”. Succoso e perfettamente apprezzabile con ritorni di frutti rossi e rinfrescanti spezie.
Per saperne di più visitate il sito di matteo correggia
Alla prossima!!!