Ho scoperto Ferdinando Principiano leggendo il libro “Andar per cantine” di Mauro Fermariello e ho capito che sarebbe stato uno di quei produttori da non perdere, nel viaggio in Langa che avevo programmato. Arrivo così a Monforte d’Alba, siamo sul finire di Ottobre, ed è una calda e splendida giornata per trovarsi da queste parti. Imposto il TomTom sull’indirizzo e inconsapevolmente passo davanti all’azienda un paio di volte, prima di scorgere finalmente un uomo intento a pulire una pressa con l’aiuto di un giovane assistente. E’ Ferdinando Principiano. Mi presento al cancello e vengo accolto dallo stesso che, dopo una breve presentazione, mi conduce nella piccola sala degustazione. Si nota subito che si tratta di una realtà familiare, al piano di sopra vi è l’abitazione, a fianco la cantina, in quella che potrebbe sembrare una comune abitazione. Non sono abituato a trovarmi da solo, faccia a faccia con un produttore e per rompere il ghiaccio gli domando dell’ultima vendemmia, di com’è andata… Mi informa di aver appena terminato la svinatura e che tutto sommato anche per quest’anno è andata…Ci sediamo al tavolo e mi propone l’assaggio di alcuni vini rappresentativi. Il clima che si crea è di grande cordialità e dimentico instantaneamente i miei “timori” iniziali. Comprendo subito che non si tratterà della “solita” degustazione. Ferdinando è un vero vigneron, con la passione negli occhi. Da subito viene fuori la sua personalità di produttore, il suo orgoglio, ma con la grande gentilezza dell’uomo, capace di farti sentire a tuo agio, come capita con chi conosciamo da anni. Ogni bottiglia ha la sua storia e il suo senso. Con il primo vino, il Langhe Nebbiolo denominato Coste, i racconti portano alle origini dell’azienda, agli anni in cui il padre vendeva le uve e vinificava le rimanenze che, per le regole di allora, non potevano essere vendute. Non si trattava di un Barolo ma di un vino semplice, da tutti i giorni. Questo primo campione, volutamente prodotto come espressione delle caratteristiche del vitigno, senza l’alterazione del legno, è un’omaggio a quel vino che faceva suo padre.. E’ in quegli anni, gli anni ’90, quando giovani rampanti portano il Barolo alla conquista del mondo, che Ferdinando inizia le sue prime vendemmie, nei quali matura in lui la volontà di produrre vino, di scrollarsi di dosso il “marchio” di conferitore di uve, quasi a voler riscattare il nome di famiglia. Le sue parole sono un’autentica scuola di pensiero. Parliamo soprattutto di Barolo, della sua filosofia produttiva e delle citazioni di storici produttori, di maestri che ha avuto la fortuna di conoscere come “Citrico” Rinaldi. Arriviamo così al primo Barolo in assaggio. Il “base”, prodotto con uve di vari cru di Serralunga, è tutt’altro che un vino banale. Lo definirei un Barolo atipico per la straordinaria beva. Piacevole al naso fatto di frutta, fiori rossi freschi; in bocca il tannino condivide la scena con una bella acidità. Mi racconta del grande successo ottenuto da questo vino, anche e soprattutto nei mercati stranieri. E’ un prodotto concepito e voluto per essere accessibile a tutti (il prezzo lo dimostra). Arriviamo così al campione più blasonato, il Barolo Boscareto, in questo caso dell’annata 2008. E’ espressivo del territorio di Serralunga, con naso scuro, potente, complesso. La bocca piena, con un tannino possente, tipico. E’ qui, in questo momento, che mi racconta del suo progetto, perchè in fondo il suo obiettivo è produrre il vino come piace a lui, secondo il suo gusto personale. E’ chiaro che il suo gusto, il suo palato, lo guidano verso una produzione che ha come risultato la massima bevilità ed eleganza in ogni tipologia di vino. I metodi di lavoro non prevedono l’uso di barriques, ma solo acciao e botti grandi. Mi spiega di aver fatto vari esperimenti, poi con la vendemmia 2010 ha deciso di utilizzare la pigiatura con i piedi e con questo sistema antico sembra aver fatto centro. Il vino che mi viene versato fa parte di questo lotto sperimentale, prodotto con uve del Boscareto. Il naso non è scuro e austero come si è abituati, ma al contrario è fresco. La bocca, nonostante la struttura notevole, è setosa. Il vino scorre sottile, il tannino è gentile con il palato e la freschezza rallegra il sorso. Grande la persistenza. Insomma un Barolo diverso, che lascia intravedere un grande risultato e del quale anche Ferdinando, nonostante sia un perfezionista che non si accontenta mai, pare andarne fiero. Noto poi sullo scaffale una bottiglia di spumante rosato, denominato Belen (il nome di sua moglie). Gli chiedo notizie e mi racconta che si tratta di un prodotto che sta riscontrando un successo inaspettato, visto che era nato quasi per gioco. Infatti uno dei suoi progetti futuri è la produzione di metodo classico Alta Langa. Per fare esperienza nella spumantizzazione gli consigliarono di fare alcuni tentativi e decise così di provare con la Barbera. Dalle 500 bottiglie iniziali, visto il successo, arriva oggi a 7.000 all’anno. Si tratta di un prodotto che sosta sui lieviti 10 mesi, adatto all’aperitivo e ai momenti di allegria. Questo vino è coerente con la filosofia produttiva, con lo stile aziendale. Oggi, dopo oltre venti vendemmie alle spalle, nonostante la giovane età, Ferdinando Principiano è un uomo, un produttore a cui manca poco per completare i suoi sogni, il suo cerchio ideale di creazioni. La produzione annua si aggira intorno alle 100.000 bottiglie e la gamma è tanto vasta, quanto basta per avere non pochi grattacapi. Si è fatto tardi, dopo una rapida occhiata all’orologio mi consiglia di non perdere il tramonto da un vigneto a lui noto. Dopo i saluti risalgo in auto. Mi rimetto in viaggio consapevole di non aver fatto un incontro banale, con qualcosa da aggiungere al mio bagaglio di esperienze.
Per maggiori informazioni visitate il sito http://www.ferdinandoprincipiano.it